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Fantômas. La vita plurale di un antieroe

Prologo: La vita plurale di Fantômas
di Monica Dall'Asta

La longevità di Fantômas è proverbiale. Uno dei suoi due autori, Marcel Allain, riferì una volta il calcolo fatto da una lettrice che, sommando tutti i «sei mesi» e «un anno dopo» contenuti nei romanzi, aveva ottenuto l'assurdo totale di 183 anni! Era il 1967 e Fantômas, dopo aver già vissuto molteplici esistenze, era appena entrato nella sua seconda giovinezza. Ristampe e traduzioni della serie originale in trentadue volumi, scritta da Pierre Souvestre e Marcel Allain ed edita tra il 1911 e il 1913, erano state pubblicate, o stavano per esserlo, in diversi paesi, in modo particolare in Italia e in America Latina. Questi erano anche i paesi in cui era più popolare la trilogia fantacomica di André Hunebelle con Louis de Funès e Jean Marais e nei quali si assisteva a una piccola proliferazione di nuovi Fantômas più o meno somiglianti, dai nostri Diabolik, Satanik, Kriminal, Killing, fino al messicano La Amenaza elegante (La Minaccia elegante)... Nello stesso tempo, in Francia, poeti e critici letterari riscoprivano Fantômas in una serie di componimenti e monografie, in quello che si presentava come un gesto modernista di riappropriazione di uno degli emblemi più scomodi che la modernità abbia mai avuto.
Oggi il nome di Fantômas è caduto nell'oblio, ma la sua aura o il suo ricordo involontario sono ben lungi dall'essersi esauriti. Philippe Azoury e Jean-Marc Lalanne, autori di un brillante volumetto uscito in occasione di una retrospettiva tenutasi al Centre Pompidou di Parigi nel maggio del 2002, arrivano a scrivere che «il cinema contemporaneo vive oggi il suo momento Fantômas», alludendo al ritorno di una certa fantasia di «sfigurazione» o di «disindividuazione» che sembrerebbe percorrere in particolare il cinema fantastico americano. Le macchine mimetiche, capaci di replicare qualsiasi fisionomia, di Terminator 2 di James Cameron o i camaleontici programmi senzienti di Matrix dei fratelli Wachowski sono esempi significativi di come la potenza metamorfica e distruttiva di Fantômas trovi oggi nell'immagine sintetica una nuova dimensione particolarmente favorevole in cui esprimersi e manifestarsi.
Si può dunque concordare con Dominique Paini quando afferma che «Fantômas è sopravvissuto». È giunto fino a noi rigorosamente in incognito, mimetizzandosi in modi sempre nuovi, come un incubo ricorrente che dalla Belle Epoque a oggi non ha più smesso di tornare. Fantômas è l'incubo della modernità, o al contrario il terrificante risveglio collettivamente esperito per la prima volta alla vigilia della Grande Guerra, quando la fede incantata nelle virtù democratiche del progresso si mise all'improvviso a traballare. È la modernità che si guarda allo specchio e si scopre una faccia di Medusa, scopre il suo lato totalitario, terroristico, distruttivo, e rimane fulminata dal suo stesso sguardo. Ma da allora quell'orribile risveglio non ha fatto che ripetersi, in verità si ripete ogni giorno. Perciò Fantômas è nostro contemporaneo, sincrono a noi come a tutto il secolo, come un'invenzione moderna, come l'elettricità, l'automobile, il cinema; o piuttosto come il panico di massa, la guerra industriale, il terrorismo.
Fantômas ha molto vissuto, ma lo ha fatto certo in modo singolare, con uno stile ben diverso rispetto ad altri personaggi della pulp fiction novecentesca. Perché di Fantômas tutto si può dire meno che sia un personaggio o una figura: infatti può impadronirsi di tutte le identità e di tutte le figure, farsi passare per chiunque. Ma allora in quale altra maniera definirlo se non, appunto, come un'invenzione? In un duplice senso: di congettura, fantasia, fantasma, dato che per riconoscerlo è sempre necessario ipotizzare la sua esistenza dietro una serie di maschere; ma invenzione soprattutto nel senso di un dispositivo che a un certo punto si è messo in moto e non si è più fermato.
Fantômas non è un personaggio: è una macchina che funziona e che produce degli effetti, che ripete invariabilmente le stesse operazioni logiche e narrative, generando ogni volta lo stesso tipo di situazioni. Dal momento in cui Fantômas inizia a funzionare, le cose si tingono di una luce diversa, il normale diventa «strano», il reale assurdo, il quotidiano improvvisamente minaccioso. Di colpo il mostro può essere dovunque, assumere i nomi e gli aspetti più diversi, annidarsi sotto i tratti più familiari, sopravvivere a innumerevoli morti e naturalmente infliggerne altrettante. Fantômas si dissemina come un ultracorpo impadronendosi di molteplici sembianze, ma riproducendo ogni volta la stessa «cosa»: se stesso, ovvero una virtualità, una potenzialità, una spaventosa eventualità.
[...]


Primo intervallo: Fantômas ex libris
(Estratti da P. Souvestre - M. Allain, Fantômas, Fayard, Paris 1911.)

Capitolo 1 - Il genio del crimine
- Fantômas!
- Che cosa?
- Ho detto... Fantômas.
- E che vuol dire?
- Tutto... e niente!
- E allora chi è?
- Nessuno. Eppure è qualcuno!
- Ma, insomma, che cosa fa questo qualcuno?
- Fa paura!
[...] Gli strani e oscuri discorsi che il presidente Bonnet aveva tenuto al momento di levarsi da tavola e la personalità di questo «Fantômas», su cui peraltro, malgrado le domande che gli erano state rivolte, il magistrato non era stato affatto preciso, avevano incuriosito la compagnia, e così, mentre la piccola Thérèse d'Auvernois serviva con grazia il caffè agli ospiti di sua nonna, le domande si fecero più pressanti.
Raccogliendosi davanti al fuoco, perché faceva molto freddo, gli invitati della marchesa di Langrune subissavano di nuove domande il vecchio magistrato, che in fondo era molto lusingato dell'interesse che era riuscito a suscitare.
Dopo aver lanciato uno sguardo circolare sul suo uditorio e prolungato il silenzio al solo fine di catturare l'attenzione, il presidente Bonnet cominciò: - Signori, se interrogassimo le statistiche, verremmo subito a conoscenza del fatto che di tutti i morti che quotidianamente vengono registrati un buon terzo è dovuto ad atti criminali. Sapete d'altronde come me che la polizia scopre all'incirca la metà dei crimini che si commettono, e che di questa metà a stento la giustizia ne punisce una ulteriore metà; questo spiega perché sussistano numerosi misteri che non vengono mai chiariti: perché le istituzioni giudiziarie pullulano di errori e di contraddizioni!
- Dove volete dunque arrivare? - lo interruppe la marchesa di Langrune, incuriosita.
- A questo - rispose il magistrato, che proseguì: - Sebbene diversi delitti rimangano insoluti, ciò non toglie che siano stati commessi; ora, se alcuni di essi hanno per autori dei volgari criminali, altri sono dovuti a esseri enigmatici, difficili da scoprire, troppo abili e intelligenti per lasciarsi prendere. Gli annali della storia traboccano di aneddoti su questi misteriosi personaggi: la Maschera di ferro, Cagliostro... Ogni epoca ha conosciuto l'esistenza di terribili bande, alla testa delle quali si trovavano capi quali Cartouche, Vidocq, Rocambole... Ora, bisogna forse pensare che la nostra epoca non produca più emuli di siffatti potentissimi malfattori?
Il reverendo Sicot, affondato in una confortevole poltrona dove stava gradevolmente digerendo, alzò piano la voce per osservare: - La polizia oggi è molto meglio organizzata di un tempo...
- Senza dubbio - riconobbe il magistrato - ma il suo ruolo è lo stesso più difficile che mai! I criminali d'alta levatura hanno molti mezzi a disposizione per compiere i loro misfatti; a volte la scienza così utile ai progressi della modernità può diventare, ahimè, una vera e propria complice di tali banditi; esattamente come le autorità, l'esercito del Male dispone del telegrafo, di automobili, e un giorno si servirà anche degli aeroplani!... L'istruzione obbligatoria ha reso più frequente l'impiego delle armi, popolare l'uso dei veleni; di conseguenza le possibilità si eguagliano e da una parte e dall'altra!
Il giovane Charles Rambert, che aveva ascoltato con estrema attenzione tutto il discorso del magistrato, incalzò con voce fioca, leggermente emozionata: - E dunque, signore, poco fa ci stavate parlando di Fantômas...
Il presidente gettò uno sguardo enigmatico all'adolescente e, senza rispondergli direttamente, disse: - Ci sto arrivando, infatti, poiché ormai mi avete capito, gentili signore... A questo punto occorre che la nostra epoca già turbata, ahimè, da una criminalità crescente, registri l'esistenza di un personaggio misterioso e temibilissimo, al quale le autorità alle corde e l'opinione pubblica hanno già da lungo tempo dato il nome di Fantômas!... Fantômas! È quasi impossibile sapere con precisione chi sia realmente... Fantômas! S'incarna spesso nella personalità di un individuo specifico, perfino conosciuto; altre volte assume le sembianze di due esseri umani contemporaneamente!... Fantômas! Agisce ora da solo, ora con dei complici; in determinate circostanze è stato sospettato di essere tale o talaltro; quanto a smascherarlo, lui, Fantômas!, nessuno c'è ancora riuscito. È un essere vivente, reale, certo, e tuttavia è impossibile da afferrare, impossibile da definire. Non è da nessuna parte ed è ovunque, la sua ombra plana sui misteri più oscuri, la sua impronta viene ritrovata intorno ai crimini più inspiegabili e tuttavia...
- Ci state spaventando, presidente! - protestò la baronessa di Vibray con un risolino forzato che suonava falso, mentre la marchesa di Langrune, da qualche minuto preoccupata nel vedere i ragazzi intenti ad ascoltare questa conversazione, aveva in animo di attirarli su qualcosa di più adatto alla loro età.
La brava donna approfittò dell'interruzione per suggerire, indirizzandosi a Charles Rambert e a Thérèse: - Miei cari, vi starete certamente annoiando in mezzo a persone adulte, prendetevi dunque la vostra libertà... Thérèse - continuò, sorridendo alla nipote che, molto ubbidiente, si era già alzata - c'è un magnifico puzzle in biblioteca; dovresti provare a comporlo insieme al tuo amico Charles...
Il giovanotto aveva capito che conveniva rispettare i desideri della marchesa, anche se la conversazione lo interessava parecchio, ma era troppo educato per manifestare il suo pensiero.
Qualche istante più tardi, nella stanza adiacente, il giovanotto e la ragazza si sedettero uno di fronte all'altro e si tuffarono nel gioco di gran moda...
[...] Gli ospiti fecero silenzio mentre Charles Rambert si avvicinava al gruppo con la goffaggine tipica dei ragazzi. Il giovanotto, d'istinto, andò verso il presidente Bonnet e, di colpo imbaldanzito: - E dunque, signore? - domandò a mezza voce.
- E dunque che cosa, amico mio? - chiese a sua volta il magistrato.
- Oh! - fece Charles Rambert - non state più parlando di Fantômas? Era così divertente!...
Con un tono secco, il presidente lo riprese: - In verità in queste storie di sangue io non trovo nulla di «divertente» come dite voi!...
Ma il giovane, senza accorgersi della sfumatura di rimprovero, continuò: - Comunque è davvero curioso, davvero straordinario, che nella nostra epoca possano esistere personaggi così misteriosi come Fantômas; è realmente possibile che un solo uomo commetta così tanti delitti, che un essere umano sia capace, come si pretenda che sia, di sottrarsi a tutte le ricerche ed eludere ogni volta tutte le trappole, anche le più sottili, che la polizia gli tende? Io credo che sia...
Sempre più freddo, in risposta alla curiosità entusiastica dell'adolescente, il presidente lo interruppe: - Giovanotto, il vostro atteggiamento mi sfugge! Sembrate quasi sedotto, elettrizzato, parlate di Fantômas come di qualcuno degno di interesse... credo sia perlomeno fuori luogo.
E volgendosi al reverendo Sicot, aggiunse: - Ecco, signor curato, il prodotto della moderna educazione, dello spirito creato dalla stampa, e anche dalla letteratura, nella gioventù contemporanea! Si trasformano i criminali in aureolati; si fa loro ottenere una pubblicità fuori dell'ordinario, è davvero inaudito!
Ma Charles Rambert, per nulla impressionato, insistette: - Signor presidente, è la vita, è la storia, è l'azione, è la realtà! Pensate, voi stesso avete, in poche parole, impresso a questo personaggio di Fantômas un'aura di mistero che lo rende affascinante, per quanto possibile!... oh, dev'essere straordinariamente bello occuparsi di cose del genere!... avrei tanto voluto conoscere, vedere da vicino Vidocq, Cartouche, Rocambole!... che uomini!
Sconcertato, il presidente Bonnet soppesò il giovane, lo folgorò con lo sguardo, poi esplose: - Ma voi siete pazzo, ragazzo mio! Vidocq, Rocambole!... Voi confondete la leggenda con la storia, mettete nello stesso sacco assassini e poliziotti, non fate nessuna distinzione fra il Bene e il Male... all'occasione, mettereste sullo stesso piedistallo gli eroi del crimine e quelli della difesa sociale...
- L'avete detta voi la parola, signor presidente - esclamò Charles Rambert - sono tutti eroi... e Fantômas ancora di più...
L'intonazione del giovane era così veemente, l'insolenza così spontanea, sincera, che provocò un'indignazione unanime.
La marchesa di Langrune, per quanto indulgente, smise di sorridere.
Charles Rambert comprese d'essere andato troppo oltre e si interruppe di colpo: - Vi chiedo perdono, signori - mormorò - ho parlato senza riflettere.
Poi, alzando gli occhi verso il presidente Bonnet: - Scusatemi, signore...
Charles Rambert era arrossito fino alle orecchie, aveva un aspetto così afflitto che il magistrato, che in fondo era un brav'uomo, lo rassicurò: - Avete molta immaginazione, giovanotto, veramente troppa... ma passerà... adesso siete ancora in quell'età in cui si parla senza sapere che cosa si dice... [...]
Nella sua camera, a luci spente, con le tende tirate, Charles Rambert, stranamente agitato, non dormiva affatto.
Il giovane continuava a rigirarsi nel letto, nervosamente.
Da quando aveva spento la lampada, cercava invano di scacciare dai suoi pensieri il ricordo delle parole pronunciate nel corso della serata dal presidente Bonnet...
Charles Rambert immaginava scene sinistre e drammatiche, di crimini e omicidi, cercava di ricostruire intrighi, svelare misteri, si sentiva straordinariamente coinvolto, curioso, desideroso di sapere! Se anche riusciva ad assopirsi un momento, l'immagine di Fantômas continuava a formarsi nella sua mente, variando senza tregua: ora gli appariva un uomo gigantesco con il volto ferito e le spalle muscolose; ora un essere pallido, magro, con gli occhi allucinati e lucenti; o ancora intravedeva una forma indefinita di fantasma... Fantômas!...
Charles Rambert si addormentava, si svegliava, si assopiva ancora.
Nel silenzio della notte credette di sentire degli scricchiolii, dei rumori sordi!... di colpo si sentì la faccia investita da un soffio, poi più niente!...
Un'altra volta, d'improvviso, c'erano degli strani suoni che gli ronzavano nelle orecchie...
Charles Rambert, madido di un sudore freddo, sussultava, si sedeva sul letto, i muscoli tesi, le orecchie in agguato.
Sognava?
Era sveglio?
Non poteva saperlo, e sempre c'era, nelle percezioni dei suoi sensi, Fantômas... il mistero... Fantômas!...
Charles Rambert sentì battere le quattro!
[...]


Quarto episodio: I volti e la maschera. Le incarnazioni a fumetti di Fantômas
di Enrico Fornaroli

1911. I muri di Parigi, così riportano le cronache, vengono inondati da manifesti che annunciano la pubblicazione di una serie di romanzi dedicata a un nuovo personaggio, un misterioso «genio del Male» chiamato Fantômas. La sua minacciosa silhouette incombe sulla capitale francese: la sagoma elegante, avvolta in un raffinato frac; il volto celato dietro una sottile maschera; nella mano destra, tenuto con noncuranza, un coltello insanguinato. Il successo della serie è folgorante, al punto che l'editore Fayard chiede alla coppia di autori, Marcel Allain e Pierre Souvestre, di sfornare ben più dei cinque romanzi che inizialmente si era impegnato a pubblicare: in tre anni i due scriveranno trentadue avventure di Fantômas.
1961. Nello scompartimento di un treno Angela Giussani, almeno così si racconta, trova una copia in formato tascabile, piuttosto malconcia, di un romanzo con protagonista Fantômas. Su quello stesso treno, ogni mattina, alla stazione di piazza Cadorna a Milano salgono migliaia di pendolari. Sono tutti potenziali lettori in anni in cui, in Italia, la lettura sta diventando veramente un fenomeno di massa. È a loro che pensa Angela Giussani, insieme alla sorella Luciana, quando immagina di creare un nuovo personaggio a fumetti che sia di facile fruizione, dichiaratamente popolare e per un pubblico adulto. Nel novembre dell'anno successivo esordisce Diabolik, collana in formato pocket che riporta come sottotitolo l'efficace slogan «Il fumetto del brivido». Nell'arco di pochi numeri si capisce che le sorelle Giussani hanno colpito nel segno. Non solo: hanno dato una scossa alla sonnacchiosa e perbenista Italia del dopoguerra. Il successo è garantito e proseguirà per oltre quarant'anni, creando un vero e proprio «fenomeno Diabolik».
E qui il cerchio apparentemente si chiude. Perché, come ha ripetutamente sottolineato la critica, il legame fra Diabolik e Fantômas è improntato alla quasi totale sovrapposizione: entrambi sono votati al furto e al crimine, entrambi sono spietati e in possesso di un'intelligenza fuori del comune, entrambi risultano inafferrabili perché capaci di assumere diverse identità, a entrambi, infine, viene riconosciuta una dirompente carica antisociale. [...]

 
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