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Attraverso «Mulholland Drive». In viaggio con David Lynch nel luogo di un mistero

«la Repubblica», edizione di Bologna

Un migliaio di film capolavoro o il solo, grande David Lynch?   

Nel loro bel dizionario, Di Giammatteo e Bragaglia, recensendo e provocando, insinuano che "Crocodile Dundee" possa valere quanto "Quarto potere"   
Claudio Bisoni esplora invece, con studenti del Dams, le possibili letture di "Mulholland Drive", sotto il profilo narrativo e visuale, politico e psicanalitico   

di Roy Menarini

Attraversare la storia del cinema e i suoi tanti capolavori o concentrarsi su un unico, amatissimo film? Due proposte estreme, in fondo complementari, sono giunte in questi giorni nelle librerie. Si tratta del «Dizionario dei capolavori del cinema» e di «Attraverso Mulholland Drive».
[...]   
Il secondo volume, invece, viene edito da Il Principe Costante, encomiabile pure per avere stampato mesi fa il prezioso libro su «Fantomas» curato da Monica Dall´Asta, ed è concentrato sulla lettura e l´interpretazione del film di David Lynch. L´autore, Claudio Bisoni, studioso del Dams, ne ha fatto terreno di agonismo critico per docenti e studenti. La prima parte del volume è infatti riservata a saggi di matrice accademica (acutissimi quelli di Giacomo Manzoli e Valentina Re), nella seconda invece si dà voce agli studenti del Dams, che hanno provato, da critici del futuro, a scrivere recensioni su «Mulholland Drive». Ciascuno di loro ha affrontato un aspetto della pellicola, da quello narrativo a quello visuale, dal significato politico alla lettura psicanalitica. Ne esce un libro appassionante, che non si limita a vellicare i fanatici del film o del regista, ma rappresenta in fondo uno squisito esercizio intellettuale sui mille modi possibili di comprendere un´opera d´arte. Inutile dire, tuttavia, che per gli appassionati del film, e per tutti coloro che ancora si stanno chiedendo che spiegazione dare agli oscuri avvenimenti narrati, il lavoro di Bisoni è un must.   

 

«www.centraldocinema.it», luglio 2005

Attraverso «Mulholland Drive»

di Roberto Donati

Il sottotitolo avverte: “In viaggio con David Lynch nel luogo di un mistero”. C’è già tutta la particolarità di questo libro, delle piccole ma interessanti edizioni del Principe Costante (Udine): un percorso attivo e forse di più, fattivo? interattivo?, all’interno di Mulholland Drive, ultima fatica del cineasta del Montana e summa vertiginosa delle sue tematiche di critica all’edonismo della società contemporanea condotta (d)ai margini fra realtà e fantasia, sogno e incubo. Nel tentativo, razionalmente folle, di seguire la non-struttura e la dis-articolazione lynchiane, il volume curato dal dottorando presso il Dams di Bologna Claudio Bisoni devia, a sua volta, dai canoni del saggio tradizionale e approda a una deriva ad albero, dai cui molteplici rami si protendono altrettanti frutti.
Un coro partecipe e molteplice di voci – di Claudio Bisoni stesso, di Emanuele Trevi,  Roy Menarini, Riccardo Caccia (autore, su Lynch, già di un “castorino”), Giacomo Manzoli, Valentina Re – per una tavola imbandita di “letture,  discorsi, idee più o meno tendenziose” sull’opera-saggio di Lynch. Ognuno affronta il film dalla personale visione (di spettatore prima e di studioso poi) e giunge non tanto, com’è ovvio, a una sua decodificazione/classificazione ma, piuttosto, a una sua teleologia attraverso le problematiche che pone con violenta evidenza: la difficoltà di interpretazione critica,  la possibilità di leggere la narrazione come versione contemporanea di un “romanzo dell’abbandono”, la riflessione su Hollywood, la natura di sogno della realtà e viceversa, la speculazione fisica e filosofica del (non)messaggio, le figure della ripetizione, la ridefinizione della soggettività, la particolare costruzione dell’incipit della storia.
Il volume, tuttavia, ha anche finalità gustosamente democratiche e, nella seconda parte, lascia lo spazio a un gruppo di studenti di materie cinematografiche del Dams di Bologna di esporre la propria visione/passione del/per il film, un sottotesto assolutamente non trascurabile né trascurato a livello di impostazione aprioristica dell’edizione.
Da non perdersi, a pagina 109, “i dieci indizi di David Lynch”, ovvero i suoi suggerimenti utili a svelare i misteri nascosti nel film stesso: Lynch-style al 100% (come, per chi già li conosce, i suoi stupendi consigli per gli aspiranti registi, che si reperiscono altrove).

 
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